mercoledì 28 marzo 2012

L'incontro fra Fats Navarro & Tadd Dameron: una pagina di storia del jazz da rievocare.


Fats Navarro (1923-1950) e Tadd Dameron (1917-1965) sono stati due sfortunati protagonisti della stagione del Be-bop che, per circostanze avverse, non hanno raggiunto la fama e la fortuna di altri colleghi che, per il loro talento, avrebbero meritato.


Pur avendo entrambi lasciato, singolarmente, numerose testimonianze discografiche, la breve stagione in cui hanno collaborato, nel biennio 1947-48, merita di essere ricordata come una delle più ricche di successi, segnalando le principali registrazioni, a nome dell'uno o dell'altro, che certificano la straordinaria versatilità e la perfetta integrazione fra il brillante improvvisatore e lo straordinario arrangiatore e compositore oltre che eccellente pianista.
Il primo esempio di questo felice connubio lo troviamo nel brano: Fat Girl, composto da Fats ed arrangiato da Dameron, pubblicato dalla Savoy in 78 rpm. agli inizi del 1947. Il titolo si riferisce al nomiglolo con cui il trombettista veniva chiamato nell'ambiente, a causa della sua obesità, dovuta all'abuso di alcool e di droga, e della sua omosessualità.


Il brano, proposto sotto, proviene dalla prima seduta di registrazione del 29 gennaio, con un quintetto denominato Fats Navarro and his Thin Men, comprendente anche Leo Parker al sax baritono, Gen Ramey al basso e Denzil Best all batteria. In quell'occasione vennero registrati altri tre brani pubblicati in dischi diversi: Ice Freezes Red, Goin' to Minton's ed Eb Pob (allo specchio Be Bop), tutti di grande qualità. In tutti i brani è avvertibile la mano di Dameron negli arrangiamenti.


All'epoca di questo suo esordio ufficiale come leader, Navarro non aveva ancora compiuto 24 anni e proveniva dall'orchestra di Billy Eckstine, un vera fucina di boppers, in cui aveva preso il posto di Dizzy Gillespie, ed il cui influsso si sente in questo primo brano.
Un secondo incontro avviene alcuni mesi dopo, il 26 settembre, questa volta con Dameron al suo esordio come leader con un sestetto, per la Blue Note, comprendente anche Ernie Henry al sax alto, Charlie Rouse al tenore, Nelson Boyd al basso e Shadow Wilson alla batteria. Il pianista fino ad allora si era distinto come arrangiatore e compositore (diversi brani del repertorio di Gillespie e di Parker come Hot House o Good Bait, ecc. erano sue composizioni), ed in questa occasione ebbe l'opportunità di evidenziare le sue doti di leader. Anche allora vennero registrati quattro brani, più alcune alternate takes, tutte sue composizioni e il risultato fu strepitoso, brani come Our Delight e The Squirrel, The Chase e Dameronia pubblicati su due dischi a 78 rpm. sono universalmente riconosciuti come dei capolavori, “magnifiche razionalizzazioni dell'idioma be-bop in un'ottica compositiva” secondo il critico Richard Cook.


Di seguito ne propongo uno, ma tutti meritano di essere ascoltati, sono facilmente reperibili in rete, e sono stati ripetutamente pubblicati in LP e in CD.



Circa un mese dopo, il 28 ottobre, anche la Savoy dà un'opportunità a Dameron, che riunisce un quintetto, con Navarro e Henry ai fiati, e con Curly Russell al basso e Kenny Clarke alla batteria ed il cantante Kay Penton presente in due dei quattro brani. Anche in questa occasione almeno i due brani strumentali: A Bop Carroll e Tadd Walks, sono di eccellente qualità come è possibile constatare ascoltando il primo dei due, basato sul giro armonico dello standard Mean to Me.


Il successivo 5 dicembre è, di nuovo, Navarro a capeggiare un quintetto per la Savoy, comprendente anche Charlie Rouse a sax tenore, Nelson Boyd al basso e Art Blakey alla batteria. Ancora una volta il risultato è straordinario, i quattro brani registrati Nostalgia, Barry's Bop, Be Bop Romp e Fats Blows vanno annoverati fra i migliori esempi del genere. Di seguito propongo Nostalgia, uno dei momenti più probanti della della sensibilità di Navarro e considerato uno dei capolavori del bop.


L'anno seguente, grazie anche al successo dei dischi sopra descritti, Tadd Dameron ottenne una lunga scrittura al Royal Roost, locale sulla 52nd Street all'epoca molto in voga, alla testa di un gruppo stabile comprendente, oltre a Navarro, Rudy Williams al sax alto, Allen Eager al tenore, Curly Russell al basso e Kenny Clarke alla batteria, ai quali saltuariamente si univano altri musicisti.

Prove al Royal Roost: da sx Eager, Dameron, Williams e Navarro

I concerti venivano spesso trasmessi dalla stazione radio newyorkese WMCA, presentati dal famoso disc jokey Symphony Sid.  

Questo contribui a rendere più popolare il gruppo e indusse la casa discografica Blue Note a richiamare in sala d'incisione, il 13 settembre, Tadd Dameron e il suo gruppo per registrare alcuni brani del loro repertorio. La formazione era quella solita, tranne un secondo sax tenore: Wardell Gray al posto di Williams, l'aggiunta del percussionista Chino Pozo (fratello del più noto Chano) in due brani e del cantante Kenny Hagood in uno. Anche in quest'occasione vennero incisi quattro brani ed alcune alternate tracks, tutti di notevole qualità. Segnaliamo in particolare Lady Bird, una vecchia composizione di Dameron. Gli altri brani erano Jahbero, Symphonette e I Think I'll Go Away.


La splendida stagione del Royal Roost è stata immortalata in diverse registrazioni Live, comparse prima in alcuni dischi di fortuna, poi in due ottimi CD della Jazzland, oggi purtroppo difficilmente reperibili.




In essi sono raccolte alcune delle migliori serate anche con la presenza di ospiti illustri come Milt Jackson, in cui vengono riproposti i principali brani del repertorio in versioni spesso diverse da quelle dei dischi.



Fra i diversi brani ho scelto di proporre una interessante versione del classico parkeriano Anthropology


La collaborazione fra i due si concluse nel gennaio 1949, giusto due anni dal loro primo disco, con la partecipazione di Navarro ad una seduta di registrazione per la Capitol, con un'orchestra guidata da Dameron e comprendente noti musicisti come Kay Winding al trombone, Sahib Shihab al sax alto, Dexter Gordon al tenore, Cecil Payne al baritono, ecc.. Vennero registrati solo due brani Sid's Delight e Casbah, due eccellenti esecuzioni in perfetto stile be-bop, ma la seconda si distingue per la sua particolarità grazie anche alla voce di Rae Pearl.


Dopo questa felice stagione i due si ritrovarono come comprimari alla corte di Miles Davis in un concerto al Birdland di New York il 30 giugno 1950, in una serata alla quale presero parte anche Charlie Parker e altri famosi boppers. Il giorno dopo Navarro venne ricoverato in ospedale ed il 7 luglio morì consumato dall'abuso di alcool e droga. 
Anche per Dameron i fasti di quella stagione non si ripeterono. Negli anni successivi egli gradualmente, anche a causa dell'abuso di droga, perse l'estro creativo e la sua vena compositiva andò spegnendosi. Morì nel 1965 a soli 48 anni.

lunedì 19 marzo 2012

Quattro tenori in conclave: un vecchio disco interessante da riesumare.


Nel 1956 la Prestige riunì quattro sassofonisti della sua scuderia: Hank Mobley (1930-1986), Al Cohn (1925-1988), John Coltrane (1926-1967), Zoot Sims (1925-1985) per realizzare un “insolito” conclave da proporre in un album.
Siamo nel 1956 ed il recente definitivo passaggio agli LP da 30 cm permetteva la realizzazione di brani di lunga durata, consentendo a più solisti di esprimersi in improvvisazioni sempre più estese senza vincoli di tempo. Ai quattro venne affiancata una rhythm session di grande spessore: il trio del pianista Red Garland con Paul Chambers al basso e Art Taylor alla batteria.


I quattro artisti non erano ancora molto noti, nonostante tre di loro avessero già più di 30 anni.
Al Cohn e Zoot Sims avevano suonato insieme per diversi anni nell'orchestra di Woody Herman, componendo con Stan Getz e Serge Chaloff la seconda versione dei Four Brothers, e rimasero sempre legati suonando spesso insieme, ma nessuno dei due all'epoca godeva di una grande notorietà.


John Coltrane era entrato, da circa un anno, a far parte del quintetto di Miles Davis, ancora sotto contratto con la Prestige, ma non aveva, fino ad allora, raggiunto le vette di popolarità degli anni successivi.



Hank Mobley, il più giovane, aveva da poco lasciato i Jazz Messengers di Art Blakey e cominciava a farsi un nome e, forse, lo scopo vero dell'operazione era quello di lanciare il nuovo acquisto. 


Infatti nella copertina dell'album il suo nome compare per primo, mentre gli altri tre sono in rigoroso ordine alfabetico e dei quattro brani registrati due sono classici standards e due sono sue composizioni.


Il disco si apre con il brano che da il titolo all'album, il quale inizia con una rapida presentazione dei 4 con due battute a testa in sequenza: Mobley, Coltrane, Sims e Cohn, segue una serie di assolo con Coltrane questa volta alla fine.


Questa esecuzione costituisce il punto cardine di tutto l'album e rappresenta un raro, se non unico, esempio di quattro lunghi diversi assolo, di 3 chorus ciascuno, sullo stesso tipo di strumento, e questa particolarità è stata studiata, analizzata, sviscerata in trascrizioni per addetti ai lavori, reperibili anche in rete, e da sola vale l'acquisto dell'album, che non può mancare nella discoteca di chi ama questa musica.
Il secondo brano della prima facciata è lo standard Just You, Just Me, eseguito con ritmo giocoso e swingante con ripetuti interventi di poche battute in sequenza da parte di tutti, per concludere in collettivo.


Il lato B si apre con un'altra composizione di Mobley Bob's Boy 


e la sequenza degli assolo dovrebbe essere Coltrane, Mobley, Cohn e Sims.


Conclude la sessione il famoso How Deep is the Ocean di Irving Berlin con una serie di assolo aperti da Cohn, seguito da Sims e da Coltrane, con Mobley che chiude la sessione. Interessante notare che Mobley prende il primo e l'ultimo assolo del disco, quasi a confermare quanto sopra supposto. 


Nel 1962, quando la fama di Coltrane aveva superato di gran lunga quella degli altri esecutori ed il suo contratto con la Prestige era da tempo scaduto, quest'ultima per sfruttarne la notorietà, ripubblicò il disco con il nome di Coltrane in maggiore evidenza rispetto agli altri tre.


domenica 4 marzo 2012

I miei standards preferiti: Body and Soul (1930)


Body and Soul, da più di 80 anni ormai, è uno dei motivi più battuti dai musicisti e cantanti di tutto il mondo, una melodia senza tempo, un evergreen, sempre in auge, come dimostra il successo riscosso dalla versione realizzata lo scorso anno dal grande vecchio Tony Bennett con la compianta rockstar Amy Winehouse. 


Il brano venne scritto, nell'autunno del 1930, dal compositore statunitense Johnny Green, mentre si trovava a Londra ed era destinato ad una diva molto famosa all'epoca, la cantante ed attrice britannica Gertrude Lawrence, musa ispiratrice di grandi scrittori e compositori come il commediografo Noël Coward, che scrisse per lei “Spirito allegro” o George Gershwin, che la volle protagonista di una sua commedia musicale a Broadway. 



La canzone, con le parole scritte da Heyman, Sour e Eyton, ebbe subito un larga diffusione ed il primo a coglierne le potenzialità jazzistiche fu Louis Armstrong, che, sempre nel 1930, ne incise una versione vocale e strumentale, la quale sostanzialmente, però, restava legata alla linea melodica tipica di una canzone sentimentale, in gergo torch song.


Nel 1939 Coleman Hawkins ne registrò, per la Bluebird (etichetta economica della RCA), una versione strumentale, rimasta negli annali, che consacrò definitivamente questo brano come Jazz ballad.


La particolarità di questa esecuzione stava nel fatto che, contrariamente alla consuetudine degli esecutori dell'epoca di elaborarne l'interpretazione agendo sulla melodia, Hawkins costruì il suo assolo su variazioni basate sulla struttura armonica, aprendo la strada ad altri musicisti, che nel tempo, in particolare fra i sassofonisti, ne realizzarono un'infinità di versioni (nel mio piccolo, fra versioni vocali e strumentali, ne dispongo di alcune centinaia).
Particolarmente interessante quella del 1960 del complesso di Charles Mingus. Oltre 10 minuti in cui i principali solisti: Roy Eldridge alla tromba ed Eric Dolphy al sax alto, combinano variazioni melodiche e accentuazioni ritmiche con forti connotazioni blues.


Il sassofonista Dexter Gordon fu uno dei più prolifici, lasciandocene numerose versioni, prevalentemente live, spesso molto diverse fra loro. Fra queste ne ho scelta una della maturità registrata dal vivo fra il 1978 e il 1979 al Keystone Korner di San Francisco con George Cables al piano, Rufus Reid al basso e Edde Gladden alla batteria. Una lunga versione, con influenze coltraniane.


Lo stesso Coltrane si è cimentato con il brano fin dal 1960. Infatti nel corso della prima seduta di registrazione Atlantic, quella dell'album My Favorite Things, ne realizzò ben due diverse tracce, che però non vennero pubblicate, per volontà dell'artista, insoddisfatto del risultato. Solo nel 1964, quando Coltrane non era più sotto contratto, la casa discografica ne pubblicò una delle due, senza l'approvazione dell'artista, nell'album Coltrane's Sound.
Nel 1965 durante un concerto a Seattle ne registrò dal vivo un'altra lunghissima versione, più di 21 minuti, con un sestetto comprendente, oltre ai soliti Tyner, Garrison e Jones, un altro bassista: Dave Garrett e un altro sax tenore: quello di Pharoah Sanders. La versione, forse proprio per la sua lunghezza, non venne inclusa nel doppio LP del concerto e venne pubblicata postuma solo nel 1994. Coltrane, Tyner e Sanders si alternano in una serie di assolo che smontano e rimontano la melodia come in una specie di percorso ad ostacoli. Si tratta della interpretazione più radicale e ardita mai realizzata e, fino ad ora, considerata la più originale e rivoluzionaria dopo quella di Hawkins.
Di seguito la versione integrale in due audio-video. Nel primo è possibile ascoltare Coltrane seguito da Tyner, nel secondo ancora Tyner e poi Sanders che conclude.



Naturalmente, oltre ad ispirare versioni strumentali da parte di grandi interpreti, la canzone ha continuato ad avere una vita propria, con significative interpretazioni vocali da parte dei più famosi cantanti jazz e pop, da Billie Holiday a Frank Sinatra, da Ella Fitzgerald a Mel Tormé, da Betty Carter a Cassandra Wilson, per citarne solo alcuni.  
Fra le tante disponibili ho scelto di proporne una, a mio avviso fra le più originali ed espressive, quella di Sarah Vaughan, incisa nel 1954 in cui è accompagnata da John Malachi al piano, Joe Benjamin al basso e Roy Hayes alla batteria. La sua straordinaria estensione vocale che spazia attraverso quattro ottave, dal baritono al soprano, ci offre una lettura impeccabile non solo per la bellezza della voce, ma anche per l'incomparabile sensibilità del suo fraseggio.


Concludiamo questa carrellata con una versione decisamente atipica. Nei primi anni '50 cominciò a diffondersi una nuova forma di canto jazz, che il critico Leonard Feather battezzò "vocalese", che consisteva nella adattare delle parole ad un brano, sulla base del suono e del  ritmo. Uno dei pionieri di questo genere Eddie Jefferson nel 1952 riprese l'esecuzione di Coleman Hawkins del 1939, scrivendovi sopra un testo dedicato al sassofonista che riprendeva la musica nota per nota. 

Don't you know he is the king of Saxophone
Yes ideed he is,
Talking 'bout the guy that made it sound so good,
Some people know him by "the Bean",
But Hawkins is his name, 
He sure can swing and play pretty too,
Sounds good to me,
Should sound good to you, 
I love to hear him playing Body and Soul,
......


Nel 1979 questo brano, all'epoca passato quasi inosservato, venne ripreso dai Mahnattan Transfer per ricordarne l'autore morto quell'anno, e venne incluso nel loro LP Extensions riportandolo all'attenzione degli appassionati.